Pubblichiamo di seguito un estratto dell’articolo di Carmen Autuori, presente sul blog di Luciano Pignataro (che cogliamo l’occasione di ringraziare), e raggiungibile qui:
Pasquale Sannini di RefineAir: l’aria da mangiare per lavorare e divertirsi in sicurezza
“La qualità della vita è strettamente legata a quella dell’aria, basti pensare che, a fronte di tre litri di acqua per assicurare la sopravvivenza di un individuo, sono necessari dodicimila litri di aria al giorno.
Rendere l’aria più pulita, e dunque più sana, è l’obiettivo di Pasquale Sannini, CEO e cofondatore con Marco Ferrara di RefineAir, azienda nata nel 2014, con sede a Salerno, specializzata nelle soluzioni di problematiche legate alla qualità dell’aria degli ambienti interni, grazie all’utilizzo di dispositivi che consentono di abbattere non solo gli agenti inquinanti provenienti dalle polveri sottili, ma anche la proliferazione di batteri che accelerano il deterioramento delle cose e in particolare degli alimenti che sono materia viva. Problematica quest’ultima, che tocca molto da vicino il mondo del food.
A tal proposito abbiamo chiesto a Pasquale Sannini come i dispositivi da loro sperimentati in questo ambito possano essere d’aiuto al settore dell’agroalimentare, a quello della ristorazione e alle strutture ricettive in generale.
Come nasce RefineAir?
Il mio socio ed io veniamo da un’esperienza ultratrentennale nel campo delle energie rinnovabili e della termoidraulica con particolare riferimento ai processi di condizionamento dell’aria.
Nel 2014, anno di fondazione di RefineAir, ci siamo concentrati sulla refrigerazione delle celle di stoccaggio e dei mezzi di trasporto dei prodotti agroalimentari provenienti in particolar modo dalla Piana del Sele, quindi quarta gamma, rucola e tutto ciò che ruota intorno al mondo ortofrutticolo.
È accaduto, poi, che in una fiera a Francoforte abbiamo constatato l’esistenza di un settore totalmente scoperto nell’ambito della sanificazione dell’aria che avrebbe potuto risolvere molte problematiche nel campo dell’agroalimentare legate al deterioramento del prodotto a causa della presenza di muffe e lieviti (terreno di proliferazione di batteri come listeria ed escheria coli) aumentandone in questo modo la shelf -life.
Così nel 2017 in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno abbiamo brevettato il nostro primo dispositivo che ha permesso di aumentare la conservazione ottimale del prodotto per un periodo che va dai dieci giorni ad un mese. Ciò avviene grazie alla PCO Technology, la fotocatalisi che genera ossidanti naturali in grado di degradare gli inquinanti presenti nell’aria e sulle superfici attraverso una combinazione di Raggi UV ed una struttura catalizzatrice a nido d’ape in biossido di titanio. Questa stessa tecnologia qualche anno dopo è stata utilizzata nel reparto di stoccaggio degli alimenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e nel 2019 la RefineAir è diventata socia delle tavole accademiche dell’Ateneo.
Con l’arrivo della pandemia la vostra intuizione si è rivelata particolarmente geniale. Quale è stato il contributo dato da RefineAir in quel periodo storico in cui era proprio l’aria il più pericoloso veicolo di trasmissione?
Con il Covid abbiamo messo subito a disposizione la nostra tecnologia per la sanificazione dei luoghi più a rischio come, ad esempio, gli ospedali ma anche luoghi residenziali o di trasporto. Con l’ospedale Sacco di Milano sperimentammo che il virus veniva abbattuto in solo 24 ore. Così molti nostri dispositivi vennero adottati da varie strutture sanitarie e da molti istituti scolastici in seguito all’allentarsi delle misure restrittive. E questo deve far riflettere ancor di più su quanto sia importante la sanificazione dell’aria in situazioni di emergenza che costituiscono un grave rischio per la salute.
Tornando al food, quali sono i vantaggi di un ristorante o pizzeria che decide di sanificare il proprio locale con un dispositivo RefinAir?
Innanzitutto, così come nel mondo dell’ortofrutta, l’istallazione di uno o più dei nostri dispositivi, aumenta considerevolmente la vita degli alimenti, è dunque antispreco, perché la nostra tecnologia va a degradare tutte le particelle nocive presenti nell’aria, e mi riferisco in primis a funghi e muffe, ma anche ad eventuali contaminazioni batteriche che costituiscono uno dei rischi più alti per chi fa ristorazione, sia all’interno delle celle di refrigerazione che sulle superfici delle cucine: banchi di lavoro, utensili e tutto ciò che è presente nel locale.
Un corretto processo di sanificazione è oggi indispensabile anche considerando la tendenza a consumare alimenti crudi come la carne o il pesce che presentando al loro interno un alto tasso di umidità sono campo fertile per la proliferazione di muffe che con la ventilazione all’interno della cella favoriscono la proliferazione di batteri.
Ricapitolando, per una corretta sanificazione l’imprenditore deve intervenire sulle celle di refrigerazione, sui prodotti, sulle superfici dove vengono manipolati gli alimenti e sugli ambienti.
Poi non dimentichiamo che in base al decreto sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, l’imprenditore è obbligato a garantire la salubrità dell’aria ai propri collaboratori.
La nostra azienda si occupa anche di sanificazione di alberghi, con particolare attenzione agli allergeni che potrebbero essere presenti nelle camere, di SPA o complessi termali, luoghi che in genere presentano un alto tasso di umidità, per questo terreno di una pericolosissima proliferazione batterica.
Con i nostri dispositivi la sanificazione avviene ininterrottamente h24.
I costi della sanificazione si possono ammortizzare
Come possono essere ammortizzati i costi di un impianto di sanificazione RefineAir?
Innanzitutto l’allungamento della shelf-life comporta un grande risparmio per l’imprenditore perché non comporta sprechi della materia prima, basti pensare alle banane che hanno un periodo di conservazione maggiore di circa 13 giorni oppure all’uva che refrigerata in una cella dotata di dispositivi RefineAir dura 28 giorni in più, solo per fare qualche esempio.
Inoltre, il costo dell’impianto è fiscalmente detraibile e, aspetto importantissimo, in questa maniera si ottemperano tutti gli obblighi di legge come previsto dal decreto 81/2008 che mette al riparo l’imprenditore da qualsiasi rischio. E non è poco.”